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Assemblea ODCEC del 15/4/2015 – I significati

È ormai noto che il prossimo 15 aprile si terrà l’Assemblea del nostro Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bologna; l’ordine del giorno è l’esame e l’approvazione del rendiconto annuale per l’anno 2014. Intendiamo qui ripercorrere eventi accaduti, ricercare motivazioni, formulare aspettative ed auspici per il futuro.

Il Significato

Ogni qual volta si presenta un appuntamento di Categoria è opportuno partecipare; non sono tante le occasioni nelle quali ci si può confrontare e l’Assemblea del 15 aprile ha un significato che va ben oltre gli argomenti inseriti all’OdG, ed è quindi ancora più importante che veda la più ampia partecipazione.

Ma qual è questo significato?

Dall’insediamento del nuovo ed attuale Consiglio Direttivo dell’Ordine di Bologna le Assemblee che si sono svolte hanno visto la partecipazione di una parte di Colleghi -presumibilmente coloro che hanno democraticamente perso l’ultimo confronto elettorale- con motivazioni diverse rispetto a quelle inserite negli argomenti da trattare: gli interventi che quasi sempre si sono succeduti non sono sempre stati costruttivi e hanno avuto un fine ben diverso, fino a giungere all’ultima Assemblea che ha visto uno svolgimento e interventi oltremodo anomali e fuorvianti rispetto al senso stesso dell’assemblea. Ma perché dunque alcuni hanno avuto il bisogno di utilizzare lo strumento assembleare per portare avanti gli Iscritti istanze, riflessioni e ragionamenti diversi rispetto agli oggetti propri dell’assemblea?

Per rispondere compiutamente e con equilibrio a queste domande evitando di rimanere vittime di una contrapposizione a nostro parere fintamente ideologica, è bene fare un passo indietro.

Il confronto elettorale di fine 2012 non ha visto semplicemente la contrapposizione di alcune leadership: il confronto è stato in realtà su quale interpretazione dare al ruolo dell’Ordine; le esperienze precedenti erano di un Ordine sentito, ideato e vissuto in modo verticistico (per non dire narcisistico) dove il focus non era il servizio alla totalità degli Iscritti ma la filosofia stessa di gestione dell’Ordine, con una conduzione che non ammetteva sbavature e che verteva su una disposizione chiara della stessa leadership su ogni segmento; per dirla in un modo molto più semplice: un uomo solo al comando!

Non che questa modalità organizzativa dell’Ordine non abbia dato frutti in passato, ma tale è rimasta per lungo tempo e si è voluto ostinatamente portarla avanti in ogni caso anche nel primo mandato del nuovo Ordine, nonostante in quei quattro anni fossero emerse chiare le aspettative e gli auspici degli Iscritti in divergenza con quanto portato avanti dalla maggioranza del Consiglio dell’Ordine di allora. Ricordiamo bene le Assemblee dove non si ammettevano critiche o interventi che esulassero dall’Ordine del giorno, e come si difendessero con argomentazioni di prassi alcune scelte fatte ma non condivise dalla maggioranza degli intervenuti. Come dimenticare l’aggressività con la quale un Collega che chiedeva semplicemente di ricevere la rivista “Torresino” in formato pdf venne ripreso, oppure le critiche sbrigativamente fatte tacere sulla effettiva necessità di avere una sede con le caratteristiche di quella attuale, oppure la spesa sostenuta per il libro dedicato alla ex sede!

Poi le elezioni del 2012 hanno decretato democraticamente la sconfitta elettorale non di qualcuno ma del modo di interpretare e gestire l’Ordine; ha perso la tesi che l’Ordine debba essere precluso ad un confronto e ad una partecipazione più allargata; ha perso la visione che non debba esserci la presenza di pensieri difformi dal vertice, che non ci sia spazio per comportamenti “aperti”.

Queste per noi sono state le vere motivazioni che hanno portato così tante Colleghe e Colleghi a partecipare alla tornata elettorale del 2012: non tanto un nome contro altri nomi ma una filosofia di servizio agli Iscritti contro un’altra filosofia. ANC Bologna si è schierata in modo netto, chiaro ed esplicito con una idea di Ordine che riuscisse ad intercettare le richieste degli Iscritti, e che mettesse davanti le loro esigenze alle esigenze di rappresentanza.

Ma veniamo ai giorni nostri: ricordavamo che, piano piano, dal 2013 in poi nelle Assemblee alcuni Colleghi, pur nella confusione dei contenuti e della loro esposizione, hanno pensato di focalizzare l’attenzione solo su due punti fondamentali: la correlazione tra quota di iscrizione bassa e la conseguente scarsa qualità della formazione proposta, e le domande sulla Fondazione di Bologna.

Non ci piace parlare delle cose che non sappiamo con certezza ma sarebbe strano pensare che in questi 2 anni trascorsi dall’insediamento dell’attuale Consiglio dell’Ordine non vi siano stati incontri ufficiali e non, colloqui, confronti tra i vertici dell’Ordine e quelli della Fondazione. E soprattutto ora – cioè dal 2013 – che il Presidente dell’Ordine di Bologna e quello della Fondazione non sono più la stessa persona, avanziamo l’ipotesi che il confronto vi sia, anzi abbiamo la certezza di poter affermare che non sia più un monologo. Piuttosto c’è da chiedersi come  mai l’attuale Consiglio dell’Ordine non abbia deciso fin dal suo insediamento di rispondere alle domande pressanti che venivano rivolte in Assemblea; riservatezza? Mancanza di argomentazioni? Volontà di non cadere nelle provocazioni? Noi una idea ce la siamo fatta ma speriamo che il Consiglio dell’Ordine individui una sede opportuna per chiarire la situazione insieme a chi ne vuole fare una battaglia di principio.

Nel prossimo intervento affronteremo il tema del calo della quota di iscrizione.

Andrea Billi

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