IL MEF NEI COLLEGI SINDACALI DELLE SOCIETÀ CHE RICEVONO CONTRIBUTI PUBBLICI
IGNORATE LE REALI CRITICITÀ DEL SISTEMA DI VIGILANZA
Roma, 28 ottobre 2024
L’articolo 112 del disegno di legge di bilancio 2025, che prevede l’obbligo di inserire un revisore nominato dal MEF nei collegi sindacali delle società che beneficiano di risorse pubbliche superiori a 100.000 euro, costituisce una sostanziale modifica nel sistema di vigilanze delle imprese che desta non poche perplessità.
“L’incarico di revisione” spiega Marco Cuchel Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti “è svolto da professionisti i cui requisiti evidentemente costituiscono già una garanzia per lo Stato, altrimenti non si spiega la ragione per la quale tali requisiti professionali esistano e debbano essere rigorosamente rispettati da coloro che intendono poter assumere incarichi di revisione”.
Altri aspetti possono far pensare ad una misura la cui possibilità di applicazione concreta può destare perplessità. Uno attiene all’autonomia delle società, le quali possono evidentemente percepire il provvedimento come un’ingerenza nella loro sfera gestionale, inoltre c’è un aspetto economico da non sottovalutare, considerato che il costo del compenso del revisore nominato dal MEF è previsto che sia interamente a carico delle società coinvolte.
“A nostro avviso” spiega il Presidente Cuchel “è l’intero impianto normativo riguardante gli organi di controllo delle società che dovrebbe essere oggetto di una profonda revisione, capace di affrontare adeguatamente tutti quegli aspetti che attualmente sono da ritenersi deficitari sotto il profilo della terzietà e dell’indipendenza”.
La scelta del Governo di intervenire sul sistema di vigilanza delle imprese in questo modo, limitandosi ad ampliare il potere ispettivo dello Stato, lascia irrisolte tutte le numerose criticità della revisione, privilegiando, a nostro giudizio immotivatamente, il controllo pubblico diretto, senza tenere in alcuna considerazione le sostanziali questioni che l’attuale impianto normativo presenta in termini di terzietà e indipedenza.
ANC ritiene siano molteplici le ragioni che rendono questo provvedimento inopportuno, pertanto chiede al Legislatore che lo stesso non sia confermato in sede di approvazione della legge di bilancio 2025.
ANC Comunicazione