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Revoca

Sono passati alcuni giorni dalla revoca dell’astensione; il polverone è stato tanto e ci siamo voluti prendere qualche giorno per mettere nella giusta prospettiva quanto è accaduto e quanto è stato commentato. È stata una decisione saggia? Bisognava continuare ad oltranza? È soddisfacente ciò che abbiamo ottenuto, sia come modifiche normative che come Categoria?

Nell’incontro del 13 febbraio abbiamo visto che sono stati accolti 8 dei 12 punti che costituivano il documento presentato al MEF il 24 gennaio; ancora più importante, è stata accolta così favorevolmente la proposta di coordinare un rinnovamento del complesso delle scadenze fiscali e del sistema tributario in genere che il 15 febbraio si è tenuta la prima riunione al MEF per disegnare il fisco del futuro. E, mentre infuriavano polemiche ed insulti sul web, abbiamo ricevuto una apertura esplicita dal Viceministro sotto forma di QUESTA comunicazione, dalla quale spiccano queste parole: “Nel compiacermi per la vostra decisione di revocare lo sciopero […] vi confermo la mia volontà di aprire un momento di confronto sul riconoscimento del ruolo del commercialista nel nostro Paese. […] ho già predisposto […] tavoli di lavoro su problematiche specifiche […] come la fatturazione elettronica e il decreto di contrasto al riciclaggio, nonché la pianificazione di incontri sulle modalità applicative […] delle nuove norme fiscali”.

Quindi: È tanto, è poco? per rispondere dobbiamo valutare attentamente la nostra condizione come Categoria. Siamo uniti nella deontologia professionale oppure non ci pensiamo due volte ad acquisire un cliente senza che questo abbia saldato il precedente collega? Partecipiamo alla vita professionale (e magari associativa) cercando di portare il nostro personale contributo oppure siamo capaci solo di lamentarci dietro una tastiera?

Non si veda provocazione in queste domande, giacché è lo spirito, spregiudicato o virtuoso, delle azioni di ciascuno di noi che definisce la caratura della Categoria e ne accredita (o scredita) l’immagine presso le Istituzioni. Che piaccia o no, la vita e la democrazia si giocano in un campo definito e seguendo delle regole e non serve fare gol per essere poi squalificati a tavolino.

La possibilità di astenersi (di “scioperare”, come si dice inesattamente) non è caduta dal cielo: è il frutto di un lungo lavoro delle Associazioni culminato nel 2014: ciò che per il comune sentire è un Diritto Assoluto per noi è diventato tale solo 2 anni e mezzo fa, e non grazie a delle lamentele di una piccola minoranza su Facebook, ma grazie ad ore ed ore di dedizione gratuita da parte di Colleghi. Veramente abbiamo il coraggio di accusare (senza prove) di essere “venduti” Colleghi che dedicano la metà del loro tempo alla Categoria senza percepire un centesimo? quanti di noi sarebbero disposti a farlo?

Se l’astensione fosse stata confermata, quanti di noi avrebbero veramente posticipato l’invio delle dichiarazioni IVA?
Forse alla prossima occasione di Astensione potremmo contarci molto più compatti, consci che il miglioramento delle nostre condizioni di lavoro vale bene il rischio, basso, di una sanzione perfettamente annullabile in autotutela. E i piccoli passi che stiamo compiendo si allungherebbero sempre di più.

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Alcune informazioni che è sempre bene ricordare:

  • Il consiglio nazionale non tutela i Colleghi, tutela i clienti.
  • Le Associazioni sono costituite su base volontaria.
  • Non è possibile non predisporre gli F24 perché si tratta di un servizio pubblico.
  • L’astensione viene proclamata per ottenere miglioramenti alle nostre condizioni di lavoro e per alleggerire gli adempimenti ai nostri clienti; non ha nulla a che vedere con una proroga (che al momento, non risulta concessa)

 

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