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Decreto semplificazione e Legge di Stabilità (comunicato stampa)

Nuove complicazioni che impediscono al Paese di avere un sistema fiscale migliore

L’Audizione dello scorso 14 gennaio del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, presso la Commissione Parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, ha confermato purtroppo i timori che l’Associazione Nazionale Commercialisti non ha mancato di rappresentare, e vanificato, per il momento, gli auspici nei confronti della realizzazione di misure che possano realmente contribuire, in questa difficile situazione in cui si trova il Paese, all’atteso processo verso la semplificazione fiscale.

Il documento depositato in Commissione dall’Agenzia delle Entrate lascia intendere che la maggior parte delle misure previste per l’anno 2015 sono state prese in armonia con le associazioni di categoria e con le software house. Di sicuro non con l’ANC, che ha espresso e continua ad esprimere la sua contrarietà nei riguardi di molte delle misure adottate e che considera deludenti alcune posizioni dell’Agenzia delle Entrate.

Nonostante l’introduzione della trasmissione all’Agenzia delle Entrate della certificazione unica con scadenza il 7 marzo, si apprende che l’Agenzia ha ritenuto opportuno non prevedere l’eliminazione della presentazione del modello 770 semplificato, come sarebbe stato logico fare, questo per non intervenire, così ha sostenuto, con modifiche sostanziali sugli attuali adempimenti e non correre il rischio di creare complicazioni.

Tutto ciò non può che destare stupore e profonda perplessità.

Il problema – spiega il Presidente ANC Marco Cuchel – non è solamente aver mantenuto l’obbligo del 770 semplificato, quando l’introduzione del modello di comunicazione unica, il cui numero di dati contenuti è senza dubbio ampliato, lo rende di fatto superfluo, preoccupante è anche la motivazione che il Direttore ha fornito. Si introducono adempimenti nuovi, le cui scadenze sono spesso inopportunamente troppo ravvicinate, con un’estrema disinvoltura, probabilmente con l’idea che tutto ciò non abbia alcuna conseguenza sul lavoro dei professionisti e sui contribuenti, pensiamo alla certificazione unica ma anche alla dichiarazione annuale Iva a partire dal 28 febbraio del prossimo anno. Eppure quando si tratta di eliminare degli adempimenti, così come previsto espressamente nella legge delega per la riforma fiscale, pur se palesemente inutili e superflui, si incontrano difficoltà e resistenze, nella maggior parte dei casi ingiustificate”.

La necessità della soppressione o dell’accorpamento degli adempimenti fiscali è da tempo denunciata e motivata con forza dall’ANC, la quale, inclusa nel gruppo di valutazione sugli adempimenti fiscali istituito dall’Agenzia delle Entrate, ha potuto fornire il suo contributo nel febbraio del 2013. Senza contare che l’argomento è stato sempre sollevato in occasione dei diversi incontri ai quali l’Associazione ha partecipato, come nel caso dell’audizione presso la Commissione Finanze del Senato dello scorso 30 luglio.

Semplificazione significa anche una riorganizzazione del calendario fiscale, per riuscire finalmente a mettere fine alla pioggia di scadenze con cui professionisti e contribuenti sono costretti a fare i conti. Tema anche questo affrontato dall’ANC e al centro dell’incontro avuto lo scorso 10 settembre, presso il MEF, con il Sottosegretario Zanetti e funzionari dell’Agenzia delle Entrate, insieme con le altre associazioni del coordinamento unitario.

L’assurdità del regime sanzionatorio, che si va profilando all’interno della nuova normativa fiscale, sconfina nel terreno dell’incostituzionalità in quanto la previsione del pagamento, non solo della sanzione, ma anche dell’imposta, in capo all’intermediario in caso di visto infedele, si scontra con la palese violazione dell’art. 53 della Carta. L’ANC è certa che eventuali ricorsi in giudizio genereranno materia per i giudici costituzionali.

Ribadiamo – afferma Cuchel – che far pagare all’intermediario l’imposta che dovrebbe essere corrisposta dal contribuente, in caso di visto di conformità infedele, rappresenta una mostruosità normativa inaccettabile e preoccupa che un organismo tecnico, quale l’Agenzia delle Entrate, sostenendo la fondatezza di una misura simile, ignori un principio normativo che non dovrebbe essere messo in discussione. I professionisti non hanno assunto l’impegno di apporre il visto di conformità, è questa una responsabilità che qualcun altro ha attributo loro, senza preoccuparsi di ascoltarli e di contemplare un giusto e doveroso riconoscimento”.

Ultimo regalo ai fornitori di beni e servizi per la pubblica amministrazione da parte della Legge di Stabilità 2015 è il cosiddetto Split Payment, meccanismo attraverso il quale la Pubblica Amministrazione non dovrà versare più l’Iva alle imprese, le quali, invece sono comunque tenute a pagarla ai loro fornitori e a chiedere il rimborso. Questa prassi creerà uno squilibrio finanziario non indifferente e non farà che penalizzare le imprese in un periodo di fortissima riduzione della liquidità.

E’ legittimo chiedersi, a questo punto, – conclude Cuchel – dove siano finiti i propositi di semplificazione e di alleggerimento di carichi che sono sempre più pesanti e che professionisti ed imprese difficilmente potranno continuare a sostenere”.

ANC Associazione Nazionale Commercialisti

Roma, 19 gennaio 2015

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